giovedì 29 gennaio 2009

Riassumendo quello finora esposto..!


Concludendo e riassumendo il lavoro di questi mesi ci si può riferire ai bambini come anche agli adulti dicendo che, per imparare a vivere appieno, per dialogare col mondo che ci circonda, per essere totalmente presenti al "qui e ora", i cinque sensi sono quelli che ci consentono di entrare in sintonia con la vita.

Possiamo tuffarci nel mondo solo attraverso queste sensazioni. Emozioni suscitate dai dolci profumi dei fiori primaverili nell'aria, il ronzio delle api che volano nella chioma di un albero fiorito, la soffice erba del bosco sotto i piedi, la fragranza della terra umida, il cielo limpido delle giornate di brezza...

Tutte sensazioni che percepiamo con i nostri cinque sensi, le soglie d'ingresso del profumo, dei colori, dei sapori, dei suoni, del respiro del mondo: le porte attraverso cui l'universo entra in noi.
Dedichiamo più attenzione all'ambiente che ci circonda, anche alle piccole cose.
Più i sensi vengono coltivati e sensibilizzati, più le nostre porte sono aperte, più grande sarà il piacere e l'intensità con cui viviamo e percepiamo il mondo circostante.

In questo modo il mondo non sarà più "intorno a noi": siamo NOI che entreremo a farne parte.

= *Filastrocca delle mani* =

Mani che vedono, sentono cose.

Mani che toccano, dita curiose,

forma e natura, peso e calore.

Mani che sentono battere il cuore.


domenica 25 gennaio 2009

Curiosità circa l'olfatto..!


Gusto e Olfatto

Il gusto è un senso un po' particolare, collegato agli altri sensi in modo molto stretto: vediamo una tavola imbandita e questo ci risveglia il gusto; sentiamo il profumo di un piatto di spaghetti e già percepiamo il suo sapore in bocca. Soprattutto olfatto e gusto sono strettamente legati fra loro, tanto è vero che quando abbiamo il raffreddore (come me da qualche giorno a questa parte) facciamo fatica a capire ciò che stiamo mangiando.

Olfatto e emozioni

La stretta correlazione con il sistema limbico (quello che coordina le afferenze sensoriali con le reazioni corporee ) è la ragione per la quale spesso odori gradevoli o sgradevoli possono involontariamente scatenare emozioni. Si trovano esempi di questo fenomeno in numerose occasioni quotidiane.

  • Un individuo, che ha un cattivo odore corporeo, non risulta simpatico fin da subito. Al contrario, l'industria dei profumi vive letteralmente da migliaia di anni sul fatto che un profumo più gradevole di un altro renda più attraenti.

  • Nella maggior parte dei casi l'odore di un nuovo appartamento è inizialmente inconsueto, insolito, estraneo o nel peggiore dei casi, sgradevole. Dopo alcuni mesi si percepisce ancora l'odore rientrando a casa, ma lo stesso odore risulta gradito.

  • Ogni individuo, in questo caso ci si riferisce ai bambini, prova diverse emozioni suscitate dall'odore di un qualcosa che per lui abbia un valore affettivo particolare.


venerdì 23 gennaio 2009

L'importanza del tatto...organo di senso fondamentale!


Aristotele considerava il tatto indispensabile.
San Tommaso non ha creduto fino a quando non ha toccato.

Qual'è l'organo del tatto? Chi di voi non ha pensato istintivamente alle mani?
E' facile far coincidere la parola tatto all'atto del toccare.
Tatto però è anche sentire (caldo, freddo, liscio, ecc.) e per alcuni è addirittura “vedere”, i ciechi per esempio lo usano per leggere e per riconoscere gli oggetti o i volti delle persone che incontrano.
Tornando alla domanda iniziale, il vero e proprio organo del tatto come è già stato detto alcuni interventi addietro, è perciò la pelle: difesa ma anche finestra verso l'ambiente che ci circonda.
Il tatto è il primo senso che si sviluppa nel feto. Esistono prove concrete di risposta a stimoli tattili da parte di bambini piccolissimi: i prematuri si sviluppano prima e rafforzano le loro difese immunitarie addirittura con il solo contatto fisico dei genitori.
Questo si materializza con carezze, abbracci o semplicemente tenendosi la mano. Tutto perciò passa dalla pelle!

domenica 18 gennaio 2009

Esperimenti musicali da oriente!!


Collegandomi a quanto scritto un paio di giorni fa, circa l'effetto calmante e rassicurante che la musica infonde ai neonati, ecco una curiosità che forse vi potrà interessare.
A me personalmente ha lasciato piacevolmente sorpresa il fatto di trovare questi programmi sperimentali ad oriente. Una volta tanto.

Nell'immagine soprastante dei bambini appena nati ascoltano la musica con le cuffie nel primo ospedale privato della Slovacchia orientale, a Kosice Saka.
Si tratta di un programma sperimentale avviato circa due anni fa: ascoltare la musica aiuta a superare lo stress della nascita e favorisce la capacità di comunicazione e di apprendimento. Attualmente sono trenta i neonati che ogni giorno ascoltano cinque sessioni di musica di 20 minuti ciascuna.
I generi musicali variano, ma prevale ancora la classica.

venerdì 16 gennaio 2009

Sulle note delle...curiosità!



Partendo dall'idea di voler approfondire l'approcio del neonato al suono (suono in quanto io sono particolarmente amante della musica in toto), ho pensato di cercare stimoli e idee interessanti in internet.
Ho appunto scoperto che il 14 Gennaio, esattamente un paio di giorni fa, è iniziata la quinta edizione de “Semaine du son” (Settimana del Suono) a Parigi.
Dove la musicoterapeuta Edith Lecourt ha fatto cadere il mito delle note di Mozart come migliore antistress per i neonati. “La musica di Mozart non ha un effetto migliore della musica di Schubert o di qualsiasi altro compositore. Il rap più di tutto, rilassa alcuni neonati, in generale però tutta la musica va bene, basta che sia di qualità” ha affermato ancora Edith Lecourt.
Gli esperti si sono anche ritrovati d’accordo sul fatto che per rassicurare un bambino, la ninna nanna sia il rimedio più efficace anche se oggi sembra il caso di poter azzardare una nuova teoria: anche il rap rilasserebbe i neonati!
Ecco altri pareri autorevoli che ho trovato sul tema ‘musica e relax per i bimbi’: “I bebè apprezzano la musica di buona qualità: ne colgono l’originalità e comprendono, a modo loro, i testi delle canzoni. Possiamo fare ascoltare di tutto ai bambini l’importante è che il volume non sia troppo elevato“, ha spiegato il direttore dell’associazione ‘Infanzia e musica’, Marc Caillard. “Il bambino deve percepire che i suoi genitori sono in armonia con la musica, se un bambino cresce in una casa dove l’hard rock è molto presente, è probabile che sarà quel tipo di musica a calmarlo” ha precisato lo psicanalista Philippe Grimbert.
Per gli esperti una cosa è certa: la musica ha un’influenza positiva sui bambini.
Tutta e fin dai primi giorni di vita. Una ricerca pubblicata nel 2005 da ‘Psicological Science’ dimostrava che i bambini che vanno a lezioni di musica sviluppano una maggiore intelligenza.
Le note stimolerebbero quindi l’intelligenza e la socialità, indurrebbero la calma, favorirebbero il benessere e...avrebbero un effetto soporifero!!

martedì 13 gennaio 2009

La crescita e lo sviluppo...intellettivo!


A seguito vi rilascio alcune riflessioni fatte pensando a diverse letture trovate in internet e ad altre tante diverse discussioni che, quando si sta "in mezzo" a genitori, si sentono per forza e spesso si viene pure chiamati in causa.

Ogni bambino ha un suo percorso di sviluppo. Questo percorso non è uguale per tutti, anche se ci sono delle tappe fisse.
Generalmente, prima si impara a gattonare e poi a camminare. Allo stesso modo, prima si emettono suoni senza apparente significato e poi si inizia a parlare. Ma non esiste un'età precisa nella quale si inizia a parlare o a camminare.
Un eventuale ritardo non deve assolutamente spaventare i genitori. Anche perché lo sviluppo va valutato nel suo complesso, infatti non esistono regole uguali per tutti.
I genitori non si devono poi basare solo sull'esperienza di altri bambini confrontandoli col proprio. Ogni bambino è diverso dall'altro. Ad esempio è risaputo che quelli nati prematuramente hanno uno sviluppo un po' più lento. Ma questo è assolutamente normale. Molto raramente, infatti, un ritardo nasconde un problema.
I genitori hanno invece il compito di stimolare il proprio bambino. Parlargli e "dialogare" con suoni e gorgheggi, giocare sia col corpo sia con giocattoli e oggetti colorati. Fargli scoprire i suoni e i rumori; tutto serve al bimbo per imparare cose nuove.
E serve anche ai genitori per conoscerlo e sapere quali sono i suoi gusti e le sue preferenze.

domenica 11 gennaio 2009

L'udito: sviluppo dell'organo di senso dai 0 ai 3 anni.



La scoperta e lo sviluppo della parola


Dai 4 mesi i bambini imparano a emettere suoni nuovi e sempre più articolati rispetto ai "gemiti" dei primi mesi.
Normalmente si tratta di ripetizioni di sillabe, è la fase della lallazione.
A loro piace sentire il suono della propria voce. Inoltre con questi suoni esprimono anche gli stati d'animo, infatti molti incominciano anche a ridere, oltre che a sorridere.
Verso i 10 mesi le capacità logiche migliorano velocemente. Ora sono in grado di associare gli oggetti con le loro proprietà. Ad esempio un cane e il verso che fa. Imparano a eseguire semplici comandi. Ascoltano le conversazioni degli adulti e cercano di imitare i suoni che hanno udito.
Le loro parole si fanno sempre più chiare. Le parole preferite sono quelle che contengono le consonanti p, b, m, t, d. Si tratta di consonanti labiali e dentali, le più facili da pronunciare.
Il linguaggio e la comprensione si evolvono maggiormente al compimento di un anno. I bambini di un anno e mezzo sanno indicare ciò che vogliono usando le parole e i gesti. Il loro vocabolario si arricchisce di giorno in giorno. Spesso comprende anche dei nomi propri.
Anche la comunicazione si fa più complessa, con un balbettio che va a sostituire i gesti, cercano di riprodurre i suoni che sentono, o almeno l'intonazione, che per loro è più semplice. Molti bimbi "inventano" un proprio gergo, per indicare quello che vedono, dimostrando anche di capire il significato di parole che non sono state loro insegnate.
Verso i 3 anni la loro capacità di apprendimento è velocissima, ogni giorno imparano qualche parola in più e il linguaggio non comprende più un balbettio incomprensibile, ma uno strumento per comunicare intenzionalmente e farsi capire più chiaramente.
Benché il loro vocabolario sia relativamente limitato i bambini capiscono il significato di molte più parole di quelle che usano.